Programmi Terapeutici


La cura dei disturbi del comportamento alimentare avviene attraverso 5 livelli di intervento:

  • ambulatoriale
  • ambulatoriale intensivo
  • diurno
  • residenziale
  • ospedalizzazione

Ciascuno di questi livelli è valido e non ce n’è uno migliore di altri, la scelta del livello di intervento va valutata caso per caso in base al momento della malattia, alla presenza di risorse personali e familiari, ai fattori di mantenimento del disturbo alimentare.

Il CedaP  propone 3 programmi terapeutici:

  1. Ambulatoriale
  2. Ambulatoriale intensivo
  3. Diurno

Il programma di riabilitazione proposto è individualizzato e prevede tre aree di intervento: nutrizionale – psicopatologica –  pedagogica/riabilitativa


Modello Maudsley

Il Metodo Maudsley nella cura dei Disturbi del Comportamento Alimentare prende il nome dall’ospedale inglese dove è stato sviluppato tra il gli anni 1970- 1980, il Maudsley Hospital del King’s College di Londra.
Questo metodo si oppone alla tradizione che considera le famiglie patologiche e colpevoli nello sviluppo del Disturbo Alimentare, assumendo invece una posizione agnostica rispetto alle cause della malattia. La famiglia, secondo il Modello Maudsley, è una importante risorsa a disposizione dei terapeuti per raggiungere l’obiettivo della guarigione.
Secondo tale approccio, il paziente è totalmente assoggettato al Disturbo Alimentare e non è più in grado di funzionare ad un livello idoneo per la sua età, totalmente imbrigliato nelle dinamiche della malattia. I genitori pertanto, o le persone più vicine, devono essere coinvolti nel trattamento mostrando rispetto e riguardo per il punto di vista e l’esperienza di chi ha il disturbo alimentare ed assumendo contemporaneamente il ruolo di guida in un momento così difficile per il loro caro. Per fare questo, è necessario una forte collaborazione con i professionisti ed un ruolo attivo nel processo di cura. Paziente, professionista e familiari, come un’unica squadra in vista di un’obiettivo comune, sono considerati l’unica triangolazione possibile per un cambiamento positivo e realistico.
A fronte della possibile lunga durata di queste malattie, il focus dell’approccio è sui fattori interpersonali di mantenimento , visti sia nella persona con DCA sia in coloro che se ne prendono cura, evidenziando dinamiche che spesso intrappolano senza lasciare la possibilità al cambiamento. Ciò a cui si mira è aprire alla flessibilità lasciando alle spalle schemi rigidi e disfunzionali, allargare le aree comunicative e sollecitare l’azione riflessiva.
Il modello Maudsley fa suo un presupposto fondamentale: senza informazioni, i familiari possono essere impotenti. Ecco dunque l’importanza di fornire a chi è vicino ad un paziente con DCA gli “strumenti del mestiere”, che consentono di compiere correttamente un lavoro di supporto.