I disturbi alimentari non coinvolgono solo chi ne è affetto, ma anche la famiglia di appartenenza e le persone vicine. Sebbene tutti sanno che esistono tali patologie, pochi sanno di cosa realmente si tratta. Di disturbi alimentari se ne parla, si, ma forse ancora troppo poco o forse, nel modo sbagliato.
La famiglia di chi è affetto da un disturbo alimentare, si trova nella condizione di una meteora che si abbatte all’improvviso contro le proprie mura domestiche. C’è impotenza, disperazione, delle volte anche rabbia. Ci si inizia a domandare che cosa si può aver sbagliato, cosa si sarebbe potuto fare di diverso.
Molte volte la disperazione rimane confinata nel nucleo familiare. Quando si prova a parlarne con gli amici, l’impressione è che non capiscano. Non di rado ci si sente giudicati.
” Falla mangiare tua figlia, io al posto tuo non la farei uscire di casa se prima non termina il pasto”
” La colpa è tua che le compri tutte quelle schifezze, riporta cibo più sano!”
La colpa non è della famiglia. Non è possibile fare di questa un principio causale, non esiste la famiglia che ha in se il “virus anoressia” o il “virus bulimia”. Esistono una serie di fattori di rischio e di protezione, ed è la loro inefficace combinazione che porta allo sviluppo di un disturbo alimentare. Questo poi non esclude, che esistono famiglie che funzionano meglio di altre.
Piuttosto che puntare il dito contro la famiglia e cercare il colpevole, è importante entrare nell’ottica della famiglia come risorsa. La famiglia che ha in se un membro affetto da DCA va sostenuta ed aiutata a comprendere la malattia, nonché preparata ad affrontare i momenti critici.